Il collezionismo di oggetti antichi ed artistici, nella nostra cultura occidentale ha origini lontane in epoca greco-romana ed è una prerogativa delle famiglie ricche o politicamente impegnate.
Infatti raccogliere opere d’arte e promuovere collezioni è sinonimo di elevazione culturale ma è anche appannaggio di chi fa propaganda politica: infatti il valore storico-culturale ed estetico delle collezioni di opere d’arte è fortemente connesso al fenomeno del mercato dell’arte e soprattutto del mecenatismo inteso come sostegno e patrocinio di attività artistiche e culturali.
L’interesse per le opere d’arte, e tutta un’economia a queste collegata, decade inevitabilmente con il crollo di dell’impero romano d’occidente, e soprattutto col mutare dei costumi della nuova società medievale.
L’epoca medievale è caratterizzata dal potere temporale onnipresente della chiesa e dei vari ordini religiosi che sono sorti spontaneamente e che reprimono e condannano ogni forma di ostentazione e di ricchezza.
I tesori contenuti nelle abbazie e nelle chiese sono considerati solamente per il loro potere strumentale, cioè servono per attirare la popolazione e non per il valore culturale ed estetico in esse intrinseco.
Anche per i sovrani medievali i reperti archeologici classici e le opere d’arte in antico sono in funzione del loro ruolo politico a dimostrazione della loro continuità come eredi del potere imperiale passato.
Solamente all’inizio del Rinascimento italiano si assiste ad un ritorno al valore storico e documentario dell’opera d’arte, non più considerata come elemento di stimolo etico o politico, bensì come testimonianza visiva di quella antichità che veniva collegata a questa epoca e vista come l’origine della cultura, che gli umanisti e le famiglie nobili stanno vivendo.
Rinasce, allora, nelle corti italiane e presso la ricca e colta borghesia, che aveva notevole potere economico ed in seguito politico, l’interesse per l’antico.
Raccogliere pezzi antichi, iniziare a collezionare opere d’arte è lo “status simbol” delle famiglie nobili con cui dimostrano il raggiungimento di un acquisito prestigio politico e culturale.
Esempio di un personaggio significativo a dimostrazione di questa tesi fu Cosimo de Medici che utilizza anche il mecenatismo come strumento di conquista del potere a Firenze.
Le collezioni di Cosimo venivano ampliate successivamente anche dalla sua dinastia che termina nel 1735; ma l’ultima erede dei Medici lasciò tutte queste collezioni come eredità alla città di Firenze.
In quel secolo gran parte di queste collezioni hanno un carattere privato e sono impostate come una documentazione enciclopedica.
Con gli Uffizi a Firenze si ha il primo caso di contenitore di una collezione d’arte, evoluzione di un qualcosa di sostanzialmente privato verso una fisionomia più autonoma.
D’ora in poi le collezioni sono esposte in vasti ambienti di passaggio dette gallerie dove possono essere collocate facilmente ma pure viste agilmente.
Il collezionismo però muta ancora nel momento stesso in cui la società borghese si evolve con la rivoluzione francese dando il potere ad una nuova classe sociale, ovvero la ricca borghesia, che andrà a sostituirsi alla nobiltà.
Cessa il collezionismo colto nobiliare di un tempo e lascia il posto al collezionismo moderno della ricca borghesia.
È in questo periodo storico che nascono i primi musei veri e propri luoghi per raccogliere e mostrare il gusto e la cultura del proprio tempo.
Anche il potere statale diventa collezionista e gallerista dando vita alle collezioni pubbliche, importanti anche da un punto di vista politico, poiché l’arte viene utilizzata per celebrare la forza politica del momento storico.
L’esempio per antonomasia di un museo nazionale è il Museo del Louvre a Parigi, che all’epoca di Napoleone viene riempito di beni artistici ed archeologici depredati nei vari stati conquistati dai francesi qui esposti alla fine per rappresentazione di un forte potere militare e politico.
Nel XIX secolo oltre al lavoro svolto dai musei come raccoglitori ed espositori di opere d’arte è importante il lavoro che ebbero i galleristi e collezionisti sviluppando quello che sarà designato come il mercato dell’arte.
Si sviluppa un sistema finanziario dell’arte che poteva influenzare la critica sulle nuove tendenze e valorizzazione di correnti stilistiche.
Questo mercato dell’arte, influenzato e dominato da critici e galleristi, domina la scena del XX secolo, con investimenti di capitali notevoli, dando vita ad un sistema economico del collezionismo e ad un mercato dell’arte in cui investono non soltanto collezionisti, ma anche banche, e si realizzano pure collezioni aziendali.
Il collezionismo è quindi molto più dinamico e spesso anticipa le tendenze di mercato.
Anche grazie alla richiesta sempre più vasta di domanda di bene artistici si sperimentano nuovi modelli espositivi e di diffusione commerciale che sono le fiere d’arte, grazie alle quali si evince una maggiore diffusione di un settore più ampio della società.
Tale premessa storica è stata qui riportata per motivare l’origine di una collezione di vetri moderni, che sarà poi, nel corso della tesi di laurea, studiata, classificata e organizzata secondo un percorso di visita, logico ed evocativo.
La finalizzazione mediante una nuova e accurata mostra di far conoscere al grosso pubblico fuori da Murano uno splendore delle migliori e moderne produzioni muranesi.
Anche per questo nella tesi oltre ad essere descritto e classificato, oggetto per oggetto dell’intera collezione, è stata presa la decisione di integrare la visita ed estendere la conoscenza del pubblico mediante la presenza di una diversa sezione didattica dedicata alle tecniche di lavorazione del vetro.